LA MAGNA CHARTA DEL MARTINISMO "Il Martinismo è un sistema iniziatico fondato nella sua forma moderna da Papus, ma ispirato a una serie di sistemi precedenti creati o codificati tra la fine del Settecento e gli inizi dell'Ottocento da Jacques Martinez de Pasqually (1727-1774), Jean-Baptiste Willermoz (1730-1824) e Louis-Claude de Saint-Martin (1743-1803). Per distinguerle dal Martinismo contemporaneo codificato da Papus, le dottrine di Martinez de Pasqually e Willermoz sono state chiamate, rispettivamente, "Martinezismo" e "Willermozismo". La dottrina del Martinismo contemporaneo è enunciata, nei suoi cardini, dagli otto punti della cosiddetta "Magna Charta del Martinismo", rielaborata dagli Iniziatori dell'Ordine Martinista Universale, e qui di seguito elencati e chiosati dal G.M. dell'OMU Giovanni Aniel S.I.I..
1 - L'ORIGINE DELL'ORDINE É NEL SUO COLLEGAMENTO INIZIATICO CON L'INVISIBILE.
Martinez de Pasqually non ha mai parlato dei suoi Maestri, ma ha lasciato intendere che alcune Presenze (i Superiori Incogniti ?) lo abbiano ispirato nell'elaborazione della sua dottrina. Peraltro il Martinismo contemporaneo, se volesse basare la propria credibilità e autenticità sulla scorta di "filiazioni" e "riconoscimenti" di stampo massonico, fallirebbe nell'intento. Lo dimostra, tra l'altro, la necessità che alla fine del secolo scorso avvertirono Papus e Chaboseau , che, non convinti di quanto ognuno di loro disponeva, si scambiarono ritualmente le rispettive iniziazioni.
2 - L'ORDINE CONSIDERA LA DIVINITÀ COME PRIMO SEGNO CREATIVO EMANANTE DALL'INATTINGIBILE, DIVINITÀ COME ENTE CREATORE E REGGITORE DELL'UNIVERSO, LASCIANDO AD OGNUNO LA LIBERTÀ DI CULTO PURCHÈ IN ARMONIA CON I FINI DELL'ORDINE.
La ricerca dell'uomo è destinata a non avere mai fine ed è a tale proposito che si parla di inattingibilità del Divino. Questa ricerca non può, ovviamente, essere condizionata dal dogma o da postulati aprioristici: questa doverosa premessa, però, non impedisce al martinista di essere completamente libero di praticare il suo credo nel modo che ritiene più opportuno.
3 - IL SIMBOLO GENERALE DELL'ORDINE È IL RIPARATORE.
Il Riparatore (la definizione è di Saint-Martin) è Gesù Cristo, nel suo duplice incorporarsi di persona storica e metafisica, a prescindere da ogni connotazione religiosa.
4 - L'ORDINE È OPERATIVO IN VIRTÙ DELLA RITUARIA GIORNALIERA, LUNARE E SOLARE, NONCHÉ DI QUELLA CONTENUTA NEI LIBRI ALFA: È LA SUA PECULIARITÀ ATTRAVERSO LA QUALE L'ORDINE MARTINISTA UNVERSALE SI DIFFERENZIA DA ALTRI ORDINI E SCUOLE INIZIATICHE.
La grande tradizione martinista non prescinde dall'operatività basata sulla magia cerimoniale e sulla teurgia. Come è noto, Saint-Martin, più incline nei confronti dell'aspetto devozionale che in quelli dell'aspetto magico, era solito chiedersi se per avere un rapporto con Dio fosse necessario mettere in campo tanti strumenti. E nondimeno continuò a praticare la magia operativa fino ai suoi ultimi giorni.
5 - LO SCOPO DELL'ORDINE CONSISTE NEL CONSERVARE E TRASMETTERE L'INIZIAZIONE MARTINISTA ATTRAVERSO GLI INIZIATORI, AL FINE DI CONSEGUIRE LA REINTEGRAZIONE UNIVERSALE PER MEZZO DI UN'OPERA DI TRASMUTAZIONE DELL'INDIVIDUO.
Qui si entra nel vivo del problema relativo ai cosiddetti poteri iniziatici e alla distinzione, che già fece Guénon, tra iniziazione reale (quale è quella martinista) e iniziazione virtuale. È ovvio, per esempio, che ognuno utilizzerà il deposito iniziatico ricevuto in ragione delle sue possibilità intrinseche, le quali variano da individuo ad individuo; dei talenti ricevuti ogni operaio fa quel che vuole e che può. È errato però affermare, di chi non spende i talenti, che non li ha ricevuti, o che li possiede soltanto virtualmente. La peculiarità dell'Ordine Martinista Universale consiste nella trasmissione diretta di un fluido astrale dall'Iniziatore al recipiendario con l'imposizione della mano e con le parole; attraverso questa trasmissione si instaura un vincolo karmico indissolubile tra chi dà il fluido e chi lo riceve, vincolo che, come tutto ciò che attiene al karma, si perpetua oltre la morte. L'iniziazione martinista riguarda le possibilità intrinseche (cioè quelle che già sono, anche se latenti, nel recipiendario); queste possibilità possono non affiorare mai, ma non per questo i contenuti dell'iniziazione sono meno reali; altre forme di iniziazione, invece, riguardano le possibilità non intrinseche (cioè quelle che, grazie allo studio e alla meditazione sui simboli potranno un giorno nascere, ex novo, nel recipiendario); in questo caso - vedi, ad esempio, la Massoneria - si può parlare (anzi: si deve) di iniziazione virtuale, ma il discorso, per l'appunto, non riguarda il Martinismo. Il grave compito che si assume l'Iniziatore consiste nel capire se un profano di desiderio abbia in sé, oppure no, le possibilità intrinseche: solo in caso affermativo, infatti, egli potrà procedere a trasmettere un'iniziazione che abbia tutti i requisiti richiesti dalla tradizione martinista.
6 - IL GRAN MAESTRO È IL CAPO DELL'ORDINE E VIENE ELETTO A VITA DAL COLLEGIO DEI SUPERIORI INCOGNITI INIZIATORICHE GLI DELEGA TRADIZIONALMENTE E RITUALMENTE IL DEPOSITO E IL POTERE INIZIATICO DELL'ORDINE. IL GRAN MAESTRO GOVERNA L'ORDINE PER DELEGA DEL COLLEGIO DEI SUPERIORI INCOGNITI INIZIATORI.
Questa delega dei poteri avviene nel corso di una cerimonia rituale che segue l'elezione del Gran Maestro. Inginocchiato al centro di un cerchio formato da tutti gli Iniziatori, il Gran Maestro subisce l'imposizione delle mani sul proprio capo. Il Collegio, che durante la sede vacante era tornato in possesso del deposito e del potere iniziatico dell'Ordine, attraverso questa cerimonia trasmette tale deposito e tale potere all'Iniziatore eletto, il quale solo, proprio perché l'unico in grado di attingere a quel deposito, può creare nuovi Iniziatori. Nella storia dell'Ordine, esclusivamente per ragioni logistiche, è avvenuto che il Gran Maestro, a sua volta, abbia ritenuto di delegare questa facoltà agli Iniziatori. È stato il Gran Maestro Giovanni Aniel che volle, nel 1992, ripristinare l'antica tradizione martinezista.
7 - LA FUNZIONE DEI SUPERIORI INCOGNITI (PRATICA, DOCETICA, AMMINISTRATIVA) NE FA LA GERARCHIA SACERDOTALE CHE GUIDA L'ORDINE SUL PIANO VISIBILE.
Il grado di Superiore Incognito è un grado sacerdotale e compiuto, il massimo conseguibile nell'Ordine. Quando un Superiore Incognito viene creato Iniziatore acquisisce soltanto la facoltà, ricevuta dal Collegio dei Superiori Incogniti Iniziatori attraverso il Gran Maestro, di sottrarre nuovi martinisti al mondo profano. L'Ordine si sviluppa su un piano orizzontale e su un piano verticale, lungo i due bracci di una croce greca. Ai Superiori Incogniti compete la funzionalità dell'Ordine per i problemi del piano orizzontale. Gli Iniziatori, invece, vegliano sulla purezza e perpetuità del deposito iniziatico ed hanno, tra i vari compiti, quelli di esaminare, modificare, inserire, escludere e approvare i rituali di ogni grado dell'Ordine.
8 - L'ORDINE NON DISPONE DI STRUMENTI AFFINI ALLA SCOMUNICA; DI CONSEGUENZA CHI ESCE DALLA CATENA - PER QUALSIASI MOTIVO - RIMANE MARTINISTA, AVENDO RICEVUTO UN'INIZIAZIONE REALE E NON VIRTUALE: "SEMEL ABBAS SEMPER ABBAS".
È probabilmente attraverso questa disposizione che la sacralità dell'Ordine tocca il suo culmine. Un martinista è martinista a vita: non c'è potere, sulla terra, che possa scioglierlo da questo vincolo. Naturalmente tutto ciò implica un'assunzione di responsabilità di particolare rilievo sia da parte dell'Iniziatore, sia da parte del profano che chiede di far parte dell'Ordine. Il grave compito che si assume l'Iniziatore consiste nel capire se un profano di desiderio abbia in sé, oppure no, le possibilità intrinseche: solo in caso affermativo, infatti, egli potrà procedere a trasmettere un'iniziazione che abbia tutti i requisiti richiesti dalla tradizione. Capire ciò è molto difficile: sono in gioco, da parte dell'Iniziatore, cospicue facoltà intuitive e una buona conoscenza della psicologia applicata. Può accadere - e accade - che l'Iniziatore sbagli e scambi per desiderio quella che è soltanto una malcelata e inconsapevole velleità. Allo sbaglio dell'Iniziatore, però, pone rimedio l'Eggregoro dell'Ordine che senza frapporre indugi espelle dall'Ordine e restituisce al mondo profano la persona che in campo iniziatico dispone, in quel momento, soltanto di possibilità non intrinseche. E che, comunque, resta martinista.