Messaggio Equinoziale Settembre 2023
Anamji S.I.I. Gran Maestro
In un libro di poesie, più che trovare una poesia, è possibile che emerga la propria lirica in un piccolo momento di
armonia interiore. Ed è quel piccolo momento di ricongiunzione con la fonte assoluta che rende il senso della vita
nella ricerca continua di Sé stesso. È il momento di indiscutibile bellezza e di felice vertigine, durante un
movimento che apparentemente non esiste e che al contempo esprime lo stato di estasi, mostrando le cose nella loro
essenza e non per come appaiono ai comuni sensi.
Le dimensioni di ciascun pensiero, ciascuna parola e ciascuna azione, se portati da cuore puro, possono facilmente
condurre ai più vasti livelli di conoscenza e liberazione.
L'uomo, in quanto principio della dualità del creato, ha in sé la facoltà di ripristinare l'unità nella corrente
divina, così come di trasfigurarla idealizzandola a propria misura ed uso ordinario.
I nostri rituali ci hanno insegnato che il collegamento, la connessione con il mondo reale c'è e basta volerlo
trovare!
Ma occorre attivare il cambiamento partendo da ciò che è dentro di noi dove è custodita la chiave che è la
coscienza, mentre la consapevolezza è la conseguenza della nostra operosità cosciente, generata quindi da un cuore
puro e intelligente!
Perché si parla di coscienza e consapevolezza?
Perché abbiamo ricevuto il deposito di preservare la congiunzione di ciò che è in alto con ciò che è in basso,
attraverso la nostra naturale capacità di ricevere ed espandere.
Simbolicamente prima ed operativamente poi, tale deposito appare chiaramente dalle due Sephiroth Yesod e Malkuth.
Unirle armonicamente ed intimamente, significa dare luogo alla virtuosa connessione con i canali delle emanazioni
superiori che personalmente individuo nella evoluzione dell'anima che tende a ri-trovare l'unità spirituale.
Per consuetudine però, osservando le dinamiche del piano duale, a cui ciascun essere vivente prende parte volente o
nolente, appariamo tutti come esseri imperfetti.
Ciò in quanto non abbiamo abbastanza cura di sintonizzare i nostri strumenti: il pensiero che insemina, la parola
che benedice, l'azione che consacra, il cuore che ama e la mente che crea.
Genesi 1, 26 Poi Dio disse: "Facciamo l'uomo a nostra immagine e a nostra somiglianza, e abbia dominio sui pesci del
mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutta la terra e su tutti i rettili che strisciano sulla terra". 1,
27 E Dio creò l'uomo a sua immagine; lo creò a immagine di Dio; li creò maschio e femmina.
Insomma, possiamo assistere a questo mistero straordinario del creato di cui siamo parte e spesso non riusciamo a
vederlo, perché non cogliamo l'essenza delle cose affidandoci essenzialmente ad accettare di vedere le cose che
pensiamo ad attestazione delle varie personalità.
E dunque, se pure iniziati, dobbiamo restare oggetti asserviti al piano dell'azione nel duale? Siamo anime destinate
ad errare in eterno ma liete di svolgere un costante esercizio di ricerca spirituale, anche se resta solo un mero
allenamento intellettuale?
Sinceramente, la sola idea di soddisfare queste possibilità su cui tanti si adagiano confortevolmente, mi
affliggerebbe e peggio ancora, proverei profondo disagio per aver individuato nel Martinismo il percorso di
evoluzione per la reintegrazione e, non ultimo mancherei all'indirizzo intrapreso con la scelta del mio nome
iniziatico.
Fino a quando nutrirò l'idea che esiste uno e l'altra, io e lei, noi e loro, continuerò a considerare il duale, solo
per nutrire il senso di separazione che, da un lato cercherò di sanare nel tentativo di acquietare la mia anima,
mentre paradossalmente dall'altro lo alimento di giorno in giorno, nell'attesa di affermare me stesso nell'ambito di
una comunità qualunque, affinché possa sentirmi riconciliato.
Se invece infondo in ogni attività la direzione della via centrale dell'albero Sephirotico, posso quantomeno
ricordare a me stesso, in ogni istante che la sorgente unica e realtà vitale è quella rappresentata dal "nulla" di
Ain. In sintesi, si tratta di procedere dalle varie possibilità di essere di una creatura, alla essenza originaria
fecondante ogni creatura, punto e basta.
La realtà Ain è la sorgente increata, assoluta ed eterna e l'uomo, in quanto creatura è una manifestazione del
divino, nella consapevolezza possibile per ciascuno, secondo il grado di armonia o sintonia con la realtà una.
Pertanto, la sorgente assoluta e increata in quanto tale non emana vibrazioni, onde o qualsiasi altra induzione
fisica concepibile sul piano spazio-temporale ma, ha in sé la potenza indefinibile che dalla sua dimensione deve
precipitare acquisendo l'attributo da cui "principia la vibrazione, il verbo creatore".
Da questa vibrazione creatrice, si irradiano - nei vari piani evolutivi - le emanazioni che si riuniscono, secondo
natura, con ciascun centro sintonico.
E secondo questo filo conduttore, si potrebbe anche considerare l'evoluzione come una progressione continua della
propria sensibilità.
Dal momento dell'associazione e di seguito fino alla trasmissione del grado di S.I., il recipiendario insieme allo
svolgimento rituale, partecipa al Misterioso fermento che vitalizza antichi germogli che si accrescono gradualmente
in sé stesso, durante il cammino di ricongiunzione con la originaria unicità.
Tuttavia, egli non è solo, perché viene posto alla base del triangolo dove è insieme all'Iniziatore, mentre alla
sommità vi è la Presenza Divina invocata durante e mediante il rituale.
L'iniziato che ha in tal modo provato la iniziale trasfigurazione, anche parziale, della propria anima, procederà
nel lavoro di ricerca del proprio universo interiore, avanzando, regredendo, accelerando, fermandosi ma il lavoro
più importante consiste nel non smettere di sorvegliarsi. Possibilmente imparando a farlo lucidamente e restando
lontano da sindromi da prestazione, per avere la chiara visione della propria evoluzione.
Infatti, l'intento di questo lavoro sta nel sentire la misura esatta delle proprie possibilità, per trovare sempre e
per sempre la forza di assolvere alle molteplici prove.
Abbiamo tutti la potenza per trasmutare la propria anima che deve divenire lo strumento perfetto e santo (Kadosh)
per la evoluzione individuale ed al servizio della evoluzione universale.
Io penso a questa evoluzione non come ad una cosa ma al divenire di una cosa come la freccia che seguendo la sua
traiettoria apparentemente indefinita, successivamente diviene fuoco, poi scintilla ed infine luce assoluta.