Il
Tempio Martinista
Francesco Brunelli
“Per il Martinista
il Tempio è in realtà lui stesso, ed è la costruzione
della sua personalità, del proprio essere, la trasmutazione del proprio
microcosmo verso le immensità macrocosmiche, quando avrà compiuto
l’Opera unificatrice, non vi saranno più significazioni differenti,
ma una cosa sola esprimerà il Tempio: l’uomo Uno con l’Universo.
E si avrà il compimento dell’integrazione ed il termine del
lavoro martinista” ... “il Tempio Martinista è qualsiasi
luogo su questa terra, al chiuso o all’aperto, che in virtù dei
poteri in possesso ai S.I. e per mezzo del Rito è suscettibile di
trasformarsi in luogo consacrato” ... “e la trasformazione di
un luogo consacrato è evidenziabile perché in quel punto e
in quel momento si salda, anche in forme e modi sperimentabili, la catena
dei vivi e dei morti che appartengono ed hanno appartenuto all’Ordine” ... “ed
in questo vibrare ed in questo ritmico - stato d’essere -, percepibile
sensibilmente da coloro che sono - svegli e presenti - non percepibile da
coloro che sono - presenti ma assenti - che il Tempio si costituisce”.
Non c’è bisogno di locali, non c’è bisogno di muri,
non c’è bisogno di orpelli, di patacche, di diplomi attestanti
i sogni irrealizzabili degli impotenti ad - essere se stessi -! C’è solo
bisogno di ESSERE per poter costituire un Tempio.
Ed allora questo Tempio assume - indipendentemente dal luogo dove siamo riuniti
e dove si opera - il luogo ove la presenza cosmica ed i Maestri Passati vengono
ad illuminare i Fratelli e le Sorelle riuniti intorno al S.I..
E ben diverso è allora il Tempo Martinista da qualsiasi altro Tempio
eretto alla gloria di un Dio o di un grande Artefice dei Mondi!
È ben diverso perché differente è la sua costruzione, la
sua significazione, la sua funzione ... “Quando il tempio è stato
costruito secondo i mezzi noti, rappresenta quel punto sulla terra dove il Martinista
lavora e parte per la sua avventura iniziatica, per vincere o morire nelle tenebre
del mondo profano, in cui inesorabilmente l’Eggregore lo respingerà se
non avrà in se sufficientemente alimentato questo sacro fuoco che lo rende
atto alla lotta. E morirà, in realtà, anche se continuerà a
sedere per tutta la vita in uno dei quattro punti cardinali di cui è costituito
il Tempio ed in cui la tolleranza, la pietà e l’amore dei fratelli
lo collocheranno e lo tollereranno” ... “tante cose ancora poteremmo
dire, invocare ed evocare a pro di coloro che si avvicinano a noi affinché gli
siano sufficienti per fargli muovere ciò che da sempre in lui c’è o
per farlo rinunciare ad andare oltre una – terra ignota - che , per questa
volta e per questa vita è meglio che rimanga tale!”.
Tutte queste cose sono il Tempio del Martinista!
Che è da sempre è aperto a tutti, e chiuso per coloro che non
sanno, non possono e non vogliono bussare nelle debite forme ... perché bussare è facile,
ma ciò che è difficile è entrare se non si bussa in modo
adeguato.
E ci sia concesso di aggiungere che bussare il forma adeguata significa semplicemente
acquisire la “qualificazione” per essere ammessi.
Non siamo, carissimi fratelli, nel mondo pietistico e profano di certo cristianesimo,
siamo in un mondo differente ove la carità è Caritas, ove la
pietà è Amore e non pietismo, ove i metalli si pesano per quel
che valgono e non per quanto luccicano.
Così è.